vivi in maniera sociale

TOLLERANZA, RISPETTO E SOLIDARIETÀ

La Svizzera da sempre è un buon esempio di come persone con diverse culture (si pensi già solo alla coesistenza delle sue quattro regioni linguistiche) possano creare una società prospera e interessante. A tal punto che una Svizzera senza multiculturalismo, non sarebbe “svizzera„. Purtroppo però c’è chi non coglie questa ricchezza e che reputa il diverso – lo straniero – come un male. Quando in realtà ogni essere umano è diverso e proprio per questo a suo modo prezioso e da apprezzare.
Dobbiamo renderci conto che il problema dell’attuale società non sta nella “normale„ diversità individuale e culturale, ma è dovuto alla diversità socio-economica, figlia di un sistema capitalista, che spinge le persone a una continua competizione creando un mondo in cui pochi possiedono molto e molti possiedono poco o nulla. Se vogliamo un mondo migliore per tutt* invece che per poch* dobbiamo quindi cercare di cambiare il sistema e di unire le nostre forze e fare uso dei nostri buoni valori. Dobbiamo tollerarci e ancora meglio rispettarci e soprattutto dobbiamo essere solidali le une rispettivamente gli uni con le altre rispettivamente gli altri.
Perché non si decide dove e come nascere.
Perché un mondo in cui si va d’accordo è migliore di un mondo in cui si deve continuamente competere.

 

« Una vita non vissuta per gli altri non è una vita. »

― Madre Teresa

 


 

PARITÀ E UGUAGLIANZA

Anche nella realtà svizzera continua a essere necessaria un’uguaglianza di genere non solo sulla carta, ma vera e propria. Dobbiamo essere coscienti che sì dalla concessione del voto e dell’eleggibilità alle donne nel 1971 si sono fatti dei passi avanti in materia paritaria, ma che ciò non basta!
In Svizzera sussistono infatti tutta una serie di discriminazioni di genere, non solo a livello economico, politico e sociale, ma spesso ancorate a una mentalità patriarcale. Queste discriminazioni, in quanto tali, svantaggiano non solo le singole donne – che spesso si vedono costrette a rinunciare al lavoro o cariche politiche in favore della famiglia o a dover “sopraffare” – e i singoli uomini – i quali invece rischiano di non poter prendersi cura dei propri cari a causa di impegni lavorativi e politici – ma tutta la società. Limitando le azioni di donne e uomini per pura differenza di genere si perdono infatti importanti risorse umane.
Perché non è il genere che determina se un individuo è un bravo lavoratore, genitore o politico, ma bensì le sue capacità e preferenze personali.
Soprattutto in uno stato come il nostro che sancisce nella sua costituzione i diritti dell’uomo come fondamentali non è ammissibile che il sesso di una persona la limiti nelle sue scelte e azioni.

 

« Donna non si nasce, lo si diventa. »

― Simone de Beauvoir

 


 

EDUCAZIONE E LAVORO

È l’educazione che può cambiare il mondo! Soprattutto al giorno d’oggi in cui i genitori hanno spesso poco tempo per l’educazione dei propri figli e i massmedia trasmettono valori e stili di vita discutibili e incentrati su consumismo e individualismo, spetta alla scuola l’importantissimo compito di insegnare valori fondamentali come rispetto, sia per gli altri individui che per l’ambiente, tolleranza e solidarietà. È necessaria un’educazione della democrazia, cioè un’educazione estesa e che include tutte le forme basilari della conoscenza e della comprensione, da quelle logico-astratte a quelle scientifico-tecnologiche, storiche e linguistiche, come anche la musica, lo sport, la cultura e le attività manuali. Primario non è il trasferimento di conoscenze, ma allieve e allievi dovrebbero piuttosto acquisire famigliarità e dimestichezza con le procedure e i metodi basilari, per mezzo dei quali si cerca di arrivare alle dichiarazioni conclusive nelle rispettive discipline. L’educazione è sì sempre anche un mezzo, in quanto ci aiuta a sopravvivere in questo mondo, ma in particolare e soprattutto essa è un valore in sè, in quanto ci permette di raggiungere autonomamente i nostri scopi. A scuola bambine e bambini non dovrebbero acquisire solo conoscenze matematiche e linguistiche ma dovrebbero anche sviluppare il senso di comunità e la fiducia in se stesse/-i. E della formazione professionale dovrebbero far parte oltre all’acquisizione di competenze tecniche anche la consapevolezza della propria responsabilità sociale e ambientale e il personale pensiero critico – requisiti indispensabili per il funzionamento di una società democratica. Oggigiorno organizzazioni imprenditoriali internazionali e gruppi di lobby cercano di mettere Stati e istituzioni educative pubbliche sotto pressione e di imporre i loro obiettivi educativi, i quali dovrebbero principalmente promuovere la competitività e la abilità lavorativa degli individui. Ma gli individui non sono capitali e l’educazione non è una merce: perciò bisogna combattere l’economicizzazione dell’educazione!

 

« Vivi come se dovessi morire domani. Impara come se dovessi vivere per sempre. »

― Mahatma Gandhi

 

Gli esseri umani non lavorano solo perché devono! Il lavoro, infatti, non è solo una necessità vitale per guadagnare soldi per il sostentamento finanziario o per garantire la vita presente, ma è anche la base della nostra vita in comune e parte della vita sociale. Andare a lavorare è in definitiva anche espressione di rapporti con altre persone, di comunicazione e di cultura. Per questo, a ogni essere umano dovrebbe essere garantita dapprima un’istruzione e poi un’attività lavorativa. Persone invalide e disoccupate dovrebbero non solo essere sostenute finanziariamente ma anche venir reinserite nel mondo lavorativo grazie a istituti speciali o all’apprendimento di un’attività in sintonia con il proprio stato di salute o con maggiori prospettive lavorative. Nel mondo del lavoro non dovrebbero esistere stereotipi o disparità e a contare dovrebbero essere unicamente le capacità/caratteristiche utili per l’incarico da svolgere. Inoltre, ogni attività utile per la società dovrebbe essere riconosciuta e rimunerata; si pensi ad esempio a compiti importanti come educare i propri figli, badare a parenti anziani e malati o gestire un’economia domestica, che pure nella Svizzera odierna spesso sono ancora considerati come un normale dovere delle donne.

 

« Lavorare senza amore è una schiavitù. »

― Madre Teresa